La distanza nel combattimento

#distanceposition

Cerca la distanza !! Cerca la distanza !! Allontanati!! Avvicinati!! Quante volte avete sentito gridare queste parole dal maestro all’angolo durante una riunione.

In ogni sport da combattimento la distanza è lo spazio che intercorre tra noi e il nostro avversario garantendoci un buon margine di sicurezza  in difesa,  ma anche il contrattacco.

E’ chiaro che ogni disciplina praticata preveda varie distanze, chi lotta in MMA avrà uno spazio diverso rispetto a chi combatte di pugilato o kickboxe, ma non solo, molto dipende anche dalla strategia, dalle capacità tecniche e fisiche dell’atleta e dalla qualità del suo avversario.

Nella letteratura sportiva si individuano 4 tipi di distanza:

  • la lunga distanza:  tipicamente usata in quegli sport dove si combatte con l’utilizzo degli arti inferiori (muai thay, kickboxe o Taekwondo) e preferita dai boxeur cosiddetti OUT-FIGHTER che utilizzano il Jab come colpo preferito;
  • la media distanza: è quella maggiormente utilizzata dai pugili, da qui è possibile sferrare qualsiasi colpo sia diretto che montanti o ganci, in serie o doppiati, ovviamente i tempi di reazioni cambiano e sono inversamente proporzionali ai cm che ci separano dall’avversario;
  • la corta distanza o Corpo a corpo :  MMA, lotta libera, judo sono quelle discipline dove i colpi e/o combinazioni sono sferrati da una distanza minima. Anche nel pugilato è previsto il corpo a corpo dove prevalgono colpi circolari (ganci e montanti) rapidi e potenti rispetto ai diretti che  non possono esplodere in tutta la loro potenza  poichè limitati dalla breve escursione (ROM)  della leva articolare del braccio.
  • a terra:  la distanza è ridotta ai minimi termini se non addirittura inesistente, Il Brazilian Ju Jitsu (BJJ) è il classico esempio di sport da combattimento a terra e le tecniche classiche utilizzate sono sottomissioni, strangolamenti e chiavi articolari.

distnazeIn ogni singolo match queste distanze variano continuamente sopratutto in relazione alle diverse altezze fra i pugili. Prendiamo ad esempio un pugile brevilineo che combatte con un avversario più alto, inizialmente nella fase difensiva o di studio dovrà sicuramente mantenere una distanza che gli permetta di evitare i colpi dell’avversario (figura 1) in un momento successivo e se dotato fisicamente in possesso di  una buona mobilità del tronco può accorciare la distanza(figura 2) facendo brevi passi in avanti, schivando il flesso torsione i diretti dell’avversario e contrattaccando con colpi al corpo.           Il corpo a corpo (figura 3) è da preferire in quel momento del match dove l’avversario è calato atleticamente in modo evidente, incapace perciò di muoversi ed uscire dai potenti colpi sferrati sia al corpo che al viso.

Il pugilato è uno sport di situazione, dove è impensabile poter descrivere in modo accurato le tecniche da utilizzare in risposta ai colpi dell’avversario, ogni combattente ha il suo ritmo al quale corrisponde un’ azione e per ogni azione esiste un tempo.

Tutto quello che possiamo gestire è la nostra tattica attraverso la tecnica, imparare a tirare bene i colpi con la massima rapidità e continuità possibile, introducendo nuove skills (azioni di invito, finte, schivate…) per portare il combattimento a nostro favore.

Giancarlo

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