Recandosi in una palestra di boxe o semplicemente gustando un po’ di cinematografia del settore, ci sarà sicuramente capitato di assistere ad un allenamento della “nobile arte“.
Così, muovendoci nei meandri del pugilato, fatti da quotidiane sedute di corsa, salto della corda, sparring e quanto altro vi venga in mente a riguardo, sarà impossibile non essersi imbattuti in quello che è il tipico “vuoto con i pesetti“.
Per rendere chiaro ai meno esperti in cosa consista tale pratica, potremmo riassumere il tutto in modo poco poetico, ma sicuramente efficace, con l’azione di tirare pugni nel vuoto, con piccoli manubri (max 1/2 kg) in mano.
Dopo aver chiarito le basi dell’argomento, procederemo cercando di capire quali siano gli scopi di tale esercizio e perché sin dall’antica Grecia, più propriamente a Sparta, l’allenamento con sovraccarico era già stato evidenziato come adatto a sviluppare in maniera più efficace le qualità fisiche riguardanti la forza o la resistenza ad essa e, sebbene nella concezione più diffusa nella tradizione degli sport da combattimento, i pesi rallentassero i movimenti, l’esecuzione rapida di un gesto con sovraccarico è sempre stata interpretata come utile a potenziare esplosività e resistenza dei gesti tecnici.
Nonostante quest’ultimo concetto sia fondamentalmente vero e trovi riscontro nella letteratura scientifica, l’esercizio in sé non presenta tutti i giovamenti che la tradizione gli concede.
Facciamo quindi un po’ di chiarezza: i pugni partono da una posizione adiacente al corpo e arrivano a colpire il bersaglio tramite una flesso torsione del tronco ed una conseguente estensione dell’articolazione del braccio. La cosa fondamentale nell’ottica di un allenamento come questo è quella di rispettare lo schema motorio del gesto, che è uno spostamento in orizzontale. Cosa succede invece con i pesetti?
Essi sono un sovraccarico libero, non guidato e soggetto alla forza di gravità. Per spiegarci meglio, se sono sdraiato ed ho due manubri in mano, la forza di gravità spingerà questi gravi verso il basso ed io mi opporrò ad essa spingendo dalla parte opposta, sfruttando il sovraccarico in maniera funzionale. Ma cosa accade se cambia la linea di movimento?
In orizzontale il manubrio, sarà sempre soggetto ad una forza che lo spinge in basso, e pertanto non rappresenterà un vero sovraccarico funzionale al mio gesto,poiché il vero sforzo sarà compiuto dalla spalla, al fine di tenere sollevate le braccia.
La suddetta articolazione si troverà notevolmente stressata a causa della leva molto svantaggiosa che si viene a creare, rendendo l’esercizio non solo inutile ma anche potenzialmente dannoso a causa degli stress articolari accentuati. Come se non
bastasse l’apparente velocità acquisita quando si ritorna a fare vuoto senza pesetti non è un reale beneficio, ma solo un’errata percezione neuro-muscolare.
Ora non bisogna demonizzare questo esercizio che ha tenuto banco per oltre 50 anni e che tutt’ora viene eseguito in molte palestre. Quello che si critica è il suo fine: erroneamente si pensa che tale esercizio possa essere specifico per migliorare la rapidità dei colpi in realtà può essere utile per imparare a resistere con le mani sollevate.
Se volete essere rapidi, allenatemi in modo diverso!!!
Roberto