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In questo articolo metteremo a confronto le due principali metodiche nell’ambito del condizionamento fisico: allenamento aerobico classico e l’HIIT (allenamento ad intervalli ad alta intensità).
Molto spesso l’attenzione viene posta sull’aspetto calorico in sè, ovvero servendosi della tecnologia a disposizione si cerca di calcolare più o meno precisamente il numero di K/cal bruciate (dispendio energetico) avuto durante la propria sessione di lavoro, ma cosi facendo si rischia di non avere una vera e propria idea dell’attività svolta.
Il dimagrimento vero e proprio si concretizza quando nel corpo avvengono cambiamenti che permangono nel tempo. Per capirci meglio, a meno che non si passi la giornata in miniera o a coltivare i campi, la giornata tipo di un uomo medio si articolerà in attività a basso impatto metabolico (stare seduto alla scrivania, guardare la tv, dormire, camminare) e quindi a carico del sistema energetico aerobico. Esso sfrutta i mitocondri per produrre energia, ragion per cui un aumento nel numero e della loro efficienza comporta un aumento della capacità di metabolizzare zuccheri e grassi (strano a dirsi ma la perdita di peso avviene a riposo).
Qual è il modo migliore per far sì che ciò accada? La chiave di tutto sta in una sola parola: INTENSITÁ.
Vediamo ora i benefici e la corretta applicazione dei due principali metodi di condizionamento aerobico:
ALLENAMENTO AEROBICO CLASSICO
(correre, andare in bici, nuotare, ecc…)
Prendiamo la corsa come esempio: sebbene una applicazione estensiva ( > 50 km a settimana) provocherebbe un dispendio energetico tale da favorire la perdita di peso, si riscontrerebbero limitazioni all’incremento e mantenimento di una certa massa muscolare. Quindi anche se la tradizione ci fa propendere per lunghe sessioni di corsa il fattore intensità assume un ruolo importante. Una sessione di lavoro (es: row,airdyne,run) compresa tra i 15 e i 20 minuti “tirati alla morte” rappresenta il miglior modo per innescare quei processi di adattamento in grado di determinare cambiamenti duraturi e significativi nel nostro corpo; oltre tale durata la produzione massiccia di acido lattico, infatti non permetterebbe la prosecuzione della prestazione.
HIIT (High Intensity Interval Training)
In questo articolo abbiamo visto le modalità di applicazione e i risultati che si ottengono,col metodo HIIT. anche in chiave metabolica.
In questo protocollo i sistemi energetici principalmente attivati sono quelli anaerobico alattacido e lattacido (il miglioramento di produzione energetica a brevissimo termine agisce di riflesso sul lungo).
Un accorgimento che va considerato è quello di eseguire esercizi che siano “familiari” o per dirla in modo più tecnico, il cui schema motorio sia già acquisito. Ad esempio, se non abbiamo mai usato un kettlebell, dopo pochi minuti dall’inizio ci sentiremo già molto affaticati anche se il peso che utilizziamo è ridotto. Questa sensazione di fatica non è tuttavia indicativo di un lavoro efficace, ma solo il risultato del fatto che spendiamo molte energie per fare un movimento che non abbiamo mai eseguito prima, che non è nelle nostre “corde”.
Pertanto è meglio eseguire esercizi basici (scatti, balzi, burpees, ecc…) e solo in una fase successiva passare a quelli con sovraccarico (kettlebell, bilancieri, manubri, medball ecc…) quando un certo livello di esperienza lo permette.
QUAL È DUNQUE IL METODO MIGLIORE?
Non esiste di fatto un metodo migliore o peggiore, vero è che introdurre entrambi i protocolli all’interno della periodizzazione dell’allenamento permette di avere sempre stimoli diversi per creare e mantenere costanti gli adattamenti e raggiungere il proprio obbiettivo, in questo caso il dimagrimento.
È doverosa una precisazione di tipo preventivo per chi si avvicina a questa tipologia di allenamento: in caso di soggetti poco allenati, con problemi cardio-vascolari o in stato di forte sovrappeso è consigliato partire con sessioni a bassa intensità per evitare sia rischi di infortunio che la precoce insorgenza di stati di malessere (nausea, giramenti di testa, vertigini).
Solo successivamente e, se necessario, previo un parere medico, è possibile approcciarsi ai protocolli sopracitati.