Nello sport, come nella vita, è l’esperienza che determina un progressivo cambiamento dei propri stili. Sin dalla più tenera età ci viene insegnato ad assumere una precisa condotta e con il trascorrere degli anni modifichiamo il nostro modo di agire adattandolo alle situazioni che viviamo. Siamo esseri pensanti, elaboriamo informazioni e le trasformiamo in comportamenti.
Questa premessa ci serve a comprendere meglio come in uno sport open-skill come il pugilato, dove l’atleta affronta situazioni imprevedibili e variabili, è fondamentale assumere una posizione iniziale in grado di permettere al pugile, in pochi istanti, sia la fase difensiva che quella offensiva.
La posizione di guardia è identificabile, personale e rappresenta il punto di partenza di ogni atleta. Esiste una configurazione “tradizionale”, che viene insegnata nelle palestre, per poi essere successivamente modellata, in virtù dell’esperienza, per esaltare le caratteristiche e le abilità del pugile.
Nelle officine di vita (come piace chiamarle a me) il primo tassello è l’insegnamento della posizione di guardia classica che ora cercherò di spiegarvi nel dettaglio.
Prendiamo come esempio la Figura1 (fonte www.trainingpedia.it) e partendo dal basso noteremo come la stance iniziale prevede il posizionamento in avanti dell’arto sinistro con il piede in appoggio (non completo) e la gamba destra posizionata lateralmente con il tallone del piede sollevato. Le punte dei piedi non sono parallele ma rivolte leggermente in diagonale, se la posizione è corretta potrete notare come la punta del piede sinistro sia in linea con il tallone del piede destro, quasi a formare una linea retta ( ancora oggi per verificare la corretta postura si utilizza un bastone che deve passare perfettamente in questa linea immaginaria). Tutto ciò vi farà assumere una posa più laterale rispetto all’atteggiamento frontale che si assume con i piedi dritti e di fatto offrirete una porzione di corpo inferiore in caso di attacco del vostro avversario.
Spostiamoci verso l’alto e poniamo l’attenzione sulla posizione del tronco e degli arti superiori. Il busto è dritto e ruotato a sinistra e di conseguenza anche il braccio e l’avambraccio sinistro sono in una posizione più avanzata (utile nella fasi di attacco), con la mano che si trova ad un altezza compresa tra il proprio naso e la bocca. L’arto destro, invece, è posizionato vicino al corpo, in posizione di difesa e a copertura del fegato con il gomito e del mento con la mano (punti estremamente sensibili e dolorosi).
In quasi tutti i testi di pugilato troverete questa rappresentazione, con un accenno alla falsa guardia tipica dei pugili mancini. Nel passato erano in molti a chiamare la sinistra la “mano del demonio” e se chiedete ai vostri nonni, molti genitori legavano quella dei loro figli dietro la schiena costringendoli ad usare la mano destra. Fortunatamente questa “credenza popolare” col tempo ha perso valore restituendo la libertà di scegliere.
Anche nelle palestre era difficile incontrare pugili mancini e ancora oggi scontrarsi con essi rappresenta una difficoltà per i pugili “tradizionali”. E’ come trovarsi a combattere allo specchio, e di fatto occorre stravolgere completamente le dinamiche di combattimento.
Nella boxe la posizione di guardia identifica il proprio stile di combattimento, ed è corretto dire che oggi ogni pugile adotta una propria posizione in base a quelle che sono i propri punti di forza e i punti deboli. Sul web si trovano video di atleti di alto livello che combattono con una guardia scoperta, con le mani basse. Personalmente ritengo che non sia completamente sbagliato se la scelta è stata valutata insieme al tecnico e rivolta all’esaltazione delle caratteristiche del proprio atleta, l’importante però è non incorrere in comportamenti spavaldi o troppo rischiosi.